venerdì 8 giugno 2012

Tradita dalla pietà

Scrivo adesso terapeuticamente, evitando di ricorrere a legali e forze dell'ordine perchè alla fine noi donne siamo così, non riusciamo ad essere davvero giuste, a far male davvero.
Scrivo perchè ancora mi sento ferita e forse dipende soltanto dalla mia sensibilità, dal fatto che immagino sempre che gli altri debbano trattarmi, rivolgersi a me, così come io tratto e mi rivolgo loro.
Stabilisco le regole, tento di condividerle quando ne propongo nuove che permettano di superare le cattive prassi cui ci si è abituati, insomma inseguo l'idea della convivenza civile.

Da più giorni sto trattando una pratica sul posto di lavoro, di quelle fatte male sia per avidità del proponente, sia per superficialità da parte dell'organizzazione professionale delegata.
Con le buone maniere ho tentato di far ragionare il primo e la seconda per sanare ogni neo e ogni dichiarazione che sfiorava la mendacità. Tutto ciò nell'interesse di tutte le parti, principalmente del cittadino che per godere oggi di un beneficio, rischierebbe domani di essere pesantemente sanzionato o addirittura perseguito legalmente.

Abbandonata, come capita da sempre, dal mio superiore gerarchico che mi affida tutto il procedimento in virtù della massima fiducia che prova per me - la firma di ogni provvedimento ce la mette lui però -, oggi, per togliersi la rogna di un cittadino poco educato ed insistente, superando ogni logica, sovverte le regole e mi "consiglia" di chiudere la pratica e tutto ciò dinnanzi al cittadino.

Chiaramente ho manifestato il mio dissenso e mi sono rifiutata di chiuderla in quel momento, andando via e tornando nel mio ufficio!

Neanche cinque minuti e mi sono ritrovata il cittadino invasato che mi ha vomitato addosso di tutto.
Tono della voce alto e alterato e al mio "la smetta di gridare", il suo "Io sono il suo datore di lavoro e grido quanto mi pare" e poi "Siete voi che portate la gente al suicidio, ma io non mi suicidio, preferisco farlo a voi".
Frase sgrammatica ma chiara nel contenuto: una minaccia.
Presente il mio collega che cercava di calmare l'uomo.

Accettare come se nulla fosse dichiarazioni mendaci, censurata nel dover richiedere documentazione comprovante il possesso di determinati requisiti e poi, giusto per togliersi di torno la rogna dell'invasato, quasi obbligata a non compiere il mio dovere ed infine, aggredita verbalmente e minacciata.

La violenza è doppia, è tripla.

Ancora adesso sto male.

Tenere testa alle insistenze, a coloro che tentano sempre le vie più corte per ottenere ciò che non gli spetta. Non cedere alla minaccia, controllare la paura e sapere che alla fine la responsabilità della scelta ricade solo e soltanto su di te e che il collega o il superiore gerarchico sicuramente non avranno il tuo stesso coraggio. Si, ci vuole coraggio ed il mio istinto, per fortuna, lo manifesta in ogni occasione salvo poi ritrovarsi con il cuore dappertutto, il sangue che scorre triplicando la sua normale fluidità e con il timore di non farcela, che il fisico tradisca.

Però il tradimento più importante lo commetto da sola. Tradisco me stessa perchè non voglio arrecare ulteriori danni, non voglio ricorrere alla denuncia vera. Quella che poi ti arrivano i carabinieri da casa e ti rovino la vita.

L'estrema pietà delle donne che salva sempre gli uomini violenti.

Sono ancora in ebollizione, sto riflettendo, il battito del cuore, nonostante siano passate diverse ore, è ancora accellerato e mi sento insicura. Sto qua a scrivere nel tentativo di sentirmi meglio, di vomitare il malessere che mi ha invaso.

A casa non ho detto nulla, ho accennato qualcosa al mio compagno perchè stavo rientrando prima dal lavoro. Se mio padre o i miei fratelli venissero a conoscenza dei fatti, dubito comprenderebbero adesso la mia scelta immobile. Se altri sapessero, mi direbbero che non ne vale la pena inseguire sogni di buone prassi,  che è meglio toglierselo dai coglioni uno così invece che rischiare chissà che.

E' meglio chiudere un occhio con certe persone, per evitare guai ma io, anche se adesso sto male, NON HO PAURA!

e vaffanculo

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